«I nostri figli si sono sciolti come la cera nell’olio bollente». Queste le parole dei familiari delle vittime della ThyssenKrupp, durante l’incontro organizzato da “Settimane della Sicurezza” che si è tenuto oggi in occasione del decennale della tragedia della ThyssenKrupp al centro San Liborio.
Tanti occhi lucidi, abbracci e sguardi persi. Ricordare è spesso doloroso, specialmente ricordare un rogo, quello del 6 dicembre 2007 che ha ucciso i sette operai della Linea 5: Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone e Roberto Scola.
Tra i presenti anche l’onorevole Pd Antonio Boccuzzi, l’ex operaio Thyssen che quella notte riuscì a salvarsi: «Ricordo le urla di Tony e di Giuseppe – è la sua testimonianza – che dicevano non voglio morire». Con quelle parole è iniziato il pianto inconsolabile di una delle madri presenti in sala.
E ora più che mai i famigliari chiedono giustizia: «Noi, dopo dieci anni, siamo ancora qui a chiedere giustizia – dice Rosina Plati, la mamma di Giuseppe Demasi -, il nostro dolore non si è mai attenuato, io sono morta a 49 anni insieme con mio figlio. Andremo in Germania, una volta che formeranno il loro governo. E quel governo ci dovrà dire guardandoci negli occhi per quale motivo Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due manager tedeschi, sono ancora in libertà».