Confesso che osservo con interesse le analisi dei consulenti del lavoro sui mestieri che “tirano” di più perché, al di là della situazione presente, mi spingono a interrogarmi sul futuro prossimo. Essendo zio di un ragazzo che frequenta la terza media, sono stato coinvolto nelle discussioni sulla scelta della scuola superiore. E confesso che, tra i dubbi di noi adulti, il meno indeciso sembra proprio lui.
Allora ho provato a controllare il programma didattico del tipo di scuola che vorrebbe frequentare, chiedendomi se sia in linea con ciò che il mercato del lavoro richiederà fra qualche tempo. E non solo nel settore specifico scelto da lui. Poi ci ho pensato: ciò che davvero conta (oggi ma anche domani) non si può trovare nelle tabelle ministeriali, nei programmi. Parlo della curiosità, del desiderio di conoscere, di migliorarsi.
Con la scuola, con i libri, i viaggi all’estero, con il confronto con i coetanei e con gli adulti che abbiano voglia di ascoltare. In questo, io credo, i nostri ragazzi sanno essere migliori di tutti noi: perché sono nati e vivono in un mondo che noi stessi gli abbiamo ristretto attorno, eppure sanno coglierne le prospettive, le sfumature. E se percepiscono certe paure, forse,è perché sempre noi gliele inculchiamo, perché le leggono nei nostri occhi. A mio nipote, alla fine, ho dato un solo consiglio: scegli ciò che ti fa felice. Sarai più pronto per ogni eventualità. Perché il mondo cambia in fretta, ma tu e i tuoi coetanei lo capirete prima di noi.
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