Sono spuntati all’improvviso, nel fumo degli scontri. Agili, veloci, vestiti firmati. Pantaloni a sigaretta e caviglie scoperte. Su le sciarpe e via all’assalto. In pochi secondi – agendo come se fossero marionette sorrette da invisibili fili coordinati da un’unica mano – hanno frantumato le vetrine di Gucci e fatto razzia di ogni bene. Gli accenti nordafricani, la giovane età e la capacità di devastare e rubare in fretta hanno riacceso, in chi li osservava, un ricordo lontano: la notte delle rapine di piazza San Carlo. Anche il tre giugno 2017 branchi di giovani nordafricani, vestiti griffati, avevano approfittato del caos della piazza per rubare collanine usando lo spray. E dopo la strage avevano continuato a delinquere per mesi, più o meno alla stessa maniera, in molti locali d’Italia.
Non è solo una suggestione il paragone tra quei fatti e gli scontri di lunedì. C’è un nome che compare in entrambe le indagini: quella di ieri, appena avviata dalla procura, e quella sulle rapine “minori” correlate a piazza San Carlo. E’ quello di Mohamed Mostafà Ramadan El Sherbiny, egiziano che ha compiuto 19 anni lo scorso luglio, arrestato due sere fa durante i tafferugli per furto aggravato da Gucci e resistenza.
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