A soli 40 anni ha già una serie infinita di esami e visite. E pure una certificazione d’invalidità al 75% per i suoi problemi al cuore, alle gambe e ai polmoni: «Per questo ho chiesto all’Atc di poter cambiare alloggio – si sfoga Loubna Bencherki, marocchina in Italia da metà della sua vita – Abito nelle case popolari di via Maddalene 30, al secondo piano senza ascensore. Ma mi hanno rifiutato la richiesta».
È la stessa signora a chiedere aiuto pubblicamente: «Io vorrei soltanto star bene e lavorare. Invece le mie condizioni continuano a peggiorare. Sopporto da anni di abitare con marito e tre figli in due stanze, per un totale di 30 metri quadri. Ma adesso faccio una fatica enorme a fare le scale». Da qui il suo tentativo di chiedere un cambio alloggio “in deroga” per gravi patologie e disabilità. In questi casi le domande vengono valutate da una apposita commissione, di cui fanno parte anche i rappresentanti dei sindacati degli inquilini: se la valutazione è positiva, viene proposta una nuova sistemazione più accessibile.
«La richiesta della signora è stata respinta perché la documentazione medica presentata era insufficiente a motivare il cambio» motivano dall’Atc.
Adesso la signora si è di nuovo rivolta all’Agenzia, inoltrando il responso di una visita medica del 31 dicembre che si conclude con “la paziente presenta difficoltà alla deambulazione ma soprattutto a salire le scale” (firmato dal Dipartimento di malattie rare del San Giovanni Bosco). Dall’Atc aprono alla possibilità di accettare la nuova domanda: «Naturalmente la domanda può essere integrata con ulteriore documentazione utile a comprovare la difficoltà di vivere nell’alloggio o ripresentata più avanti qualora le condizioni dell’assegnataria dovessero subire dei peggioramenti. La commissione la valuterà nuovamente e se ci sono i presupposti potrà essere approvata».