Una “partita del cuore”, dopo le botte. Nichelino contro Barriera di Milano, ma solo sul campo da basket. Un’iniziativa nata dopo la mega rissa che lo scorso gennaio ha coinvolto – cronache alla mano – quasi 200 ragazzini minorenni, alcuni di appena 13 anni. Si erano dati appuntamento in piazza Aldo Moro, nel cuore del popolare quartiere Castello. A scatenare la rissa un alterco scoppiato tra le due bande rivali proprio al luna park Nichelino, nel periodo natalizio. Da qui il regolamento di conti che aveva portato a 2 feriti e 52 identificati, con i carabinieri intervenuti in tempo per sedare gli animi e disperdere le due fazioni.
Dai cellulari sequestrati è emerso un quadro di disagio legato certo al lockdown, ma non solo. Ecco allora la necessità di ritrovare un linguaggio comune, e chiavi di lettura per far ripartire il dialogo con le giovani generazioni. Sul campo da gioco, tramite il mini torneo a squadre che il 5 marzo, a partire dalle 14.30, si svolgerà sul terreno della parrocchia Madonna della Fiducia. Organizzato dall’associazione sportiva Pallacanestro Nichelino e dalla Polisportiva Reba di Torino, in collaborazione con Noi Fifucia Sd-Aps e con il patrocinio del Comune di Nichelino, il torneo è l’occasione per risanare quel cortocircuito che talvolta si ingenera tra i giovani, perché appartenenti a contesti sociali rivali, e tra questi ultimi e chi svolge una funzione educativa. Come scrivono anche gli organizzatori: «Stigmatizziamo il bullismo, la violenza, l’ignoranza e il non rispetto per gli altri. Il 5 marzo intendiamo sottolinearlo e denunciarlo con un torneo tra noi e Barriera di Milano, in cui il risultato non conterà, lascerà posto alla socializzazione e alla condivisione».
Ancor prima a mettere insieme i pezzi di un puzzle estremamente variegato è stato l’assessore ai giovani di Nichelino, Fiodor Verzola, che tenacemente ha cercato uno strumento per poter ricucire lo strappo. Ne è nato un Viaggio della Memoria condiviso: ragazzi di Nichelino e Barriera insieme, in Polonia, nei luoghi dell’olocausto. Un viaggio, ammette lo stesso Verzola, andato bene oltre alle aspettative. «Perché il treno della memoria serve anche a questo – spiega l’assessore -, a fornire strumenti per analizzare la società contemporanea e smascherare e denunciare ogni traccia di odio e discriminazione».