«È un primo passo, ma non basta». Il “giro di vite” che imporrà, per un mese, ai locali di San Salvario, Vanchiglia e piazza Vittorio Veneto la chiusura dei dehors all’una dalla domenica al mercoledì, alle 2 nelle notti di giovedì e venerdì e alle 3 per il sabato, comincia a far discutere, ma convince solo a metà. Non solo per il fatto che, con il nuovo provvedimento, dovrà cessare entro l’ora successiva la somministrazione di cocktails, birra e cibo anche all’interno del ristorante o del bar, ma perché il tutto varrà nelle stesse zone dove già vige l’ordinanza sul divieto di vendita di alcolici dalle 20 alle 6 del mattino, sempre dal primo al 30 luglio. Chi si è visto imporre il “coprifuoco”, infatti, non crede sia la soluzione al problema.
«A rimetterci siamo sempre noi – è il pensiero di Fabio, della distilleria Quaglino, a due passi da piazza Santa Giulia -. Quindici anni fa le persone andavano a riversarsi ai Murazzi, dove smaltivano l’eventuale euforia. Ora, anche se si chiude prima, la gente rimarrà ugualmente nelle piazze a chiacchierare fino a tardi. Ecco perché non credo che una chiusura anticipata possa risolvere il problema».
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