Vuole arrivare fino in fondo il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Nessun passo indietro, nemmeno se a invocarlo sono le Borse e persino l’alleato di sempre, la Lega di Umberto Bossi. Smentiscono da via Bellerio, ma più di ogni altra dichiarazione ufficiale parla l’intervista rilasciata domenica sera a Fabio Fazio dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Bisogna andare al voto, dice papale papale l’esponente del Carroccio davanti alle telecamere.
Ieri, è stato il ministro Roberto Calderoli, dopo il vertice in via Bellerio col senatùr e i colonnelli del partito, a partire alla volta di Arcore, dove il premier era arrivato in mattinata per una serie di incontri: con i fedelissimi del Pdl, i figli e Fedele Confalonieri. A Berlusconi, Calderoli avrebbe presentato la richiesta del suo partito di prendere atto della situazione e di andare alle elezioni. Il Carroccio si sarebbe detto disponibile a sostenere un nuovo esecutivo sempre guidato da un esponente del Pdl, ma il Cavaliere avrebbe fatto notare di avere i numeri per potere andare avanti e che di conseguenza quella delle dimissioni è un’ipotesi che non viene neppure presa in considerazione.
Un ragionamento che già aveva chiarito prima di pranzo in una telefonata al quotidiano Libero: «Voglio vedere in faccia chi prova a tradirmi», le parole di Berlusconi, annunciando la fiducia al voto sul rendiconto alla Camera, che si terrà oggi. E che ha poi ribadito una volta di più attorno all’ora di cena, nel corso di un nuovo intervento telefonico ad una manifestazione del suo partito a Monza: «Non siamo attaccati alla cadrega (sedia in lombardo, ndr) e sono convinto che avremo la maggioranza, per fare le riforme che anche l’Europa ci chiede e che servono a rilanciare l’economia». Resta però il giallo dei numeri: chi ha fatto i conti parla di 304 deputati ancora fedeli al premier alla Camera, un numero decisamente lontano dalla maggioranza assoluta di 316.
Anche l’opposizione si è messa in moto. Dopo una giornata di confronti interni alle segreterie dei diversi schieramenti, attorno alle 18.30, il leader del Pd Pier Luigi Bersani e quello d el l’Api Francesco Rutelli hanno raggiunto alla Camera il presidente Gianfranco Fini che è anche leader di Futuro e Libertà – per un incontro privato. Successivamente si sono aggiunti a loro anche i leader dell’Udc, Lorenzo Cesa e Pier Ferdinando Casini e il capogruppo del Pd a Montecitorio, Dario Franceschini. Poco prima di ricevere gli altri leader della minoranza, lo stesso Fini aveva incontrato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, da più parti accreditato come possibile nome alternativo a Berlusconi per la guida di un nuovo esecutivo.
Intanto, i fedelissimi di Berlusconi fanno quadrato. Secondo il ministro della Difesa Ignazio La Russa «la soluzione migliore per l’Italia è la prosecuzione di questo governo », dal momento che «elezioni anticipate o fare ammucchiata » sarebbero « un danno per il Paese». «Berlusconi vuole soprattutto il bene del Paese e posso testimoniarlo personalmente – sottolinea La Russa -. Dalla valutazione che abbiamo fatto abbiamo ritenuto che elezioni anticipate o fare ammucchiate, che in Italia non hanno grandi tradizioni, anzi non ne hanno affatto, sarebbe un danno per il Paese. Ne è derivata la convinzione, che abbiamo tuttora, che la migliore soluzione per l’Italia è la prosecuzione di questo governo».