Un’inchiesta che si muove su più livelli, quella aperta dalla Procura sulle vicende più o meno recenti del Salone del Libro. Da una parte il falso in atto pubblico e la turbativa d’asta contestati all’ex sindaco Piero Fassino e all’assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi.
Dall’altra il peculato da 800mila euro per il quale è indagato l’ex patron della kermesse Rolando Picchioni, al quale è stato addebitato anche l’acquisto di cioccolatini da regalare a ospiti illustri e autorità insieme con le spese di rappresentanza, come cene, pranzi e alberghi, sostenute durante il mandato della sua presidenza.
«Spese, tutte da verificare in contraddittorio, certamente inerenti e funzionali all’attività e agli scopi della fondazione» ribattono i difensori di Picchioni, gli avvocati Valentina e Giampaolo Zancan.
«Nemmeno un euro dell’intero importo contestato come peculato, e nemmeno un cioccolatino, visto che anche questi vengono addebitati, è finito nelle tasche di Rolando Picchioni, ovvero è stato utilizzato per fini personali – continua la nota -. Null’altro abbiamo da aggiungere a fronte di una indagine in corso da quasi quattro anni, tutt’ora non conclusa e né depositata per consentire il legittimo diritto di difesa».
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