Altre mani forti e caritatevoli l’hanno messa seduta lì, su una sedia, con il volto, il torace e le braccia gravemente ustionati, in attesa dei primi soccorsi. E’ viva Concetta che a 46 anni ha scelto quel gesto di protesta tremendo quasi come un monito verso una società che l’ha abbandonata. E’ viva, ma in gravissime condizioni. Senza lavoro da un giorno all’altro, senza prospettive, senza aiuti, nonostante vi fosse una famiglia solidale pronta a sostenerla, non ce l’ha fatta più. E sentirsi negare la liquidazione e il sussidio di disoccupazione è stato troppo, anche per una donna determinata come lei.
Non fingiamo sorpresa, esiste per tutti un limite che non si può superare. Anche se il nemico, per Concetta, forse era solo qualche documento mancante alla sua pratica, oppure la lentezza cronica della burocrazia. «Non ce la faccio più» ha gridato e poi ha fatto scattare l’accendino. Pensiamoci: Concetta voleva voleva soltanto quanto le spettava, non certo la carità. Ed è diventata una vittima, come dice in lacrime il fratello, di un mondo del lavoro spietato, senza regole e senza solidarietà.