L’OSAPP, il sindacato di Polizia penitenziaria, ha scritto una lettera al ministro della giustizia Carlo Nordio per “un nuovo, idoneo e consapevole capo del Dap e un futuro migliore per gli agenti”.
Questo il testo della nota:
On.le Ministro Carlo Nordio,
il senso di sfiducia che serpeggia nel personale di Polizia penitenziaria – oggetto di immeritate mortificazioni mediatiche ed istituzionali â€Â merita adeguata considerazione nella scelta del nuovo Capo del Dipartimento il quale, al di lĂ Â delle doti umane e professionali  che lo porteranno a coprire questo prestigioso ruolo, dovrĂ avere adeguata cognizione della drammatica realtĂ con cui si dovrĂ confrontare: le aggressioni al personale di Polizia sono la prova di un corto circuito istituzionale in cui non trovano applicazione le regole penitenziarie europee, che prescrivono particolari misure nella gestione dei detenuti intemperanti e dedicano particolare attenzione alle specializzazioni; i traffici di droga, telefonini, i cocktail di psicofamaci, le miscele letali di metadone e subtex sono la prova evidente si una realtĂ abbandonata a se stessa, dove ognuno si autogestisce a danno proprio e degli altri. Il personale di Polizia penitenziaria è svuotato delle sue prerogative istituzionali e frastagliato in realtĂ operative scriteriate e gestite da estranei. Per rimettere ordine basterebbe osservare le prescrizioni del codice di procedura penale che contempla la polizia penitenziaria tra gli ufficiali ed agenti di PG e del regolamento penitenziario che dedica all’organizzazione degli istituti un apposito capo. L’incrostazione culturale del trattamento ad ogni costo potrĂ Â essere eliminata solo restituendo al sistema la sua precipua funzione di luogo di custodia cautelare per gli imputati e di rieducazione per i condannati. Questa distinzione da anni viene trascurata, i risultati negativi sono evidenti e la recidiva nei reati ne è una conferma. I luoghi di detenzione sono spazi in cui la criminalitĂ trova sempre maggiore estensione ed i poliziotti da tutori dell’ordine diventano dei “portachiavi”. Al capo del dap la scelta se essere una bacheca per le chiavi o – come si auspica – il vertice di un Corpo che tutela l’ordine e la sicurezza a beneficio delle persone ristrette, della collettivitĂ e dell’erario.