Nulla può giustificare quell’inseguimento sulla statale della Val di Susa, i sorpassi azzardati, la velocità folle e la furia pazzesca con cui Maurizio De Giulio, elettricista cinquantenne, ha voluto vendicarsi per qualche parola di troppo dopo che, ignorando uno stop, aveva già rischiato di colpire la moto dei due ragazzi. La perizia sull’incidente disposta dalla procura di Torino lo inchioda alle sue responsabilità. E l’imputazione di omicidio stradale si trasforma in omicidio volontario. Lo dicono i testimoni che hanno dovuto assistere impotenti all’investimento, lo confermano i rilievi sulla rotonda della morte, a Condove.
Un comportamento assurdo che per quest’uomo non era certo una novità, se si scava a fondo nel suo passato. Un violento, e non solo per strada, avvezzo alla vendetta a tutti i costi, impugnando il volante come fosse un’arma. Va dato atto alla Procura di aver agito con scrupolosa attenzione prima di addebitargli un reato che vale l’ergastolo, vista l’evidente premeditazione. Ma ora ci aspettiamo una condanna esemplare. Senza manfrine sulla sua salute psichica e senza attenuanti.
fossati@cronacaqui.it