È un Alberto Cirio “double face”, diviso su due fronti, quello che si trova ad affrontare la bufera alla vigilia del lockdown in Piemonte. Da un lato il presidente che si fa paladino delle Regioni contro il Governo affinché il ministro Speranza applichi «un metodo di valutazione oggettivo per tutti», puntando i piedi sull’esclusione della Campania dalle “zone rosse” e senza escludere d’accodarsi al ricorso della Calabria. Dall’altro, il governatore sotto il fuoco incrociato delle opposizioni che da martedì lo attendono in Consiglio per chiedere conto della drammatica situazione dei nostri ospedali, con pazienti a terra nei corridoi. Accusandolo, insieme con l’assessore Luigi Icardi, d’aver «dormito» sotto il solleone. Che su Facebook al mattino Cirio dichiari di aver passato la notte insonne, lo si capisce. Poi rivendica di aver preso per primo misure più stringenti e aver chiesto «un metodo omogeneo di valutazione» al Governo, accusando il ministero della Salute di aver utilizzato dati vecchi di almeno dieci giorni. Tant’è che Roma ha chiesto nel pomeriggio di aggiornare i numeri.
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