Sette sconfitte in stagione, quanto quelle inanellate dall’Inter da agosto 2009 a maggio 2010. Brutti numeri, per una squadra che si fregia del titolo di campione d’Europa e che tra pochi giorni dovrà lanciare l’assalto al Mondiale per club. Massimo Moratti guarda la sua creatura, la riconosce a stento, beato tra i recenti ricordi fatti di successi in serie e disturbato da una sequela di “figure del cavolo”, così le ha chiamate, tra campionato e Champions’ League. È vero, la qualificazione agli ottavi non era in ballo a Brema, ma l’immagine del club sì e il presidente a quella ci tiene. Lo fa capire al termine della lunga rincorsa dei cronisti nel giorno dell’Immacolata, a caccia di un verbo dalle stanze del potere. La sentenza è di condanna. «Psicologicamente ci sono rimato male per la sconfitta, credo che tutto sia avvenuto perché ci si sentiva condizionati da questo Mondiale e quindi c’è stata più prudenza del solito. Adesso serve un grosso supporto psicologico per i giocatori affinché riprendano a fare quel che facevano prima. È chiaro che quando perdi ti senti sempre tradito, purtroppo in questo momento non c’è il carattere sufficiente per superare gli ostacoli. È necessario che Benitez ce l’abbia, questo carattere, perché altrimenti ad Abu Dhabi non si vince».
L’articolo di Mattia Todisco su CronacaQui in edicola in Lombardia il 9 dicembre 2010