Massimo Moratti non si è svegliato di buon umore ieri mattina. I pensieri postumi su un derby condotto con troppa remissività dalla sua squadra, analisi che il presidente aveva sottolineato anche nell’immediato dopogara ai cronisti presenti, gli hanno mandato di traverso il primo caffè della giornata. L’amaro in bocca per una prestazione in cui i punti oscuri sono stati tanti è diventato ancora maggiore pensando all’unico realizzatore della sfida, Ibrahimovic, l’uomo che fino a qualche anno fa era addetto alla trasformazione in realtà dei sogni nerazzurri. Dopo l’addio allo svedese, quei meravigliosi pensieri sono divenuti realtà, grazie all’apporto di giocatori acquistati con gli incassi della cessione al Barcellona, ragion per cui c’è poco da essere pentiti per quell’operazione. Non lo è Moratti, perché allora si fece in modo di far arrivare dalla Spagna il diretto sostituto. Più che altro, col senno di poi, quel che sta mancando è un rimpiazzo del giovane Balotelli e forse, volendo essere provocatori, di Josè Mourinho.
Nella testa del presidente non sembra ronzare l’idea di un cambio in corsa, anche se un fallimento al Mondiale per club cambierebbe del tutto gli scenari. A Palazzo Saras vogliono evitare che si arrivi a tanto, si preferisce cercare ora i rimedi per centrare almeno l’obiettivo dicembrino. Altro che attendere gennaio.
L’articolo di Mattia Todisco su CronacaQui in edicola in Lombardia il 16 novembre 2010