La notte in cui Karima El Mharoung, nota a tutti come Ruby, fece il suo ingresso nei corridoi e poi nella camera di sicurezza della Questura di Milano è stata ricostruita attentamente e minuziosamente dal questore uscente Vincenzo Indolfi. All’appello dei protagonisti di quella notte fra il 27 e il 28 maggio scorsi, infatti, mancava solo lui, il responsabile della Questura. Ad occuparsi del suo interrogatorio come “persona informata sui fatti” è stata nientemeno che il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, che qualcuno ha soprannominato “Ilda la rossa”, nota a tutti per le sue inchieste e per il piglio battagliero, che già si era occupata di Berlusconi durante il processo Sme otto anni fa.
LA DEPOSIZIONE
Indolfi è stato ascoltato ieri mattina nella caserma poco distante dal Tribunale di Milano. Il funzionario, per due ore e un quarto, è stato chiamato a ricostruire come andarono le cose quella sera del 27 maggio scorso negli uffici di via Fatebenefratelli. Due giorni fa erano già stati ascoltati capo di gabinetto e il commissario capo che seguirono l’identificazione di Ruby e che ricevettero la telefonata che chiedeva l’i m m ediato rilascio in quanto la giovane veniva identificata come nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak.
E se dalle stanze della Procura non trapela nulla su questa spinosa inchiesta, ieri Ruby, giorno del suo 18esimo compleanno, è invece tornata a parlare. «Non significa molto avere compiuto 18 anni, perché io mi sono sempre sentita donna. Donna e basta, nè bambina, nè ragazza. Donna. E ho sempre badato a me stessa ».
Parla con orgoglio, Karima, e spiega: «Di quello che dice la gente non importa nulla – assicura – possono chiamarmi come vogliono, darmi dei “ti toli”. In Marocco si dice: chi pensa a ciò che dice la gente non si riempie il piatto. E io la penso esattamente così».
L’articolo di Arianna Giunti su CronacaQui in edicola in Lombardia il 2 novembre 2010