«La nostra struttura patrimoniale rimane solida e rappresenta una robusta piattaforma da cui perseguire nei nostri obiettivi». Era il 2008 e il presidente Walter Burani, capo indiscusso dell’omonima casa di moda, rassicurava così i suoi «cari azionisti». Certo, la congiuntura economica, già allora, non era delle migliori, ma la “Burani” – annunciava soddisfatto il fondatore – naviga in acque sicure. Da allora son passati due anni, un fallimento trasformatosi in bancarotta fraudolenta e due arresti: il suo e quello del figlio maggiore.LA BANCAROTTAIeri, infatti, per Walter Burani e il figlio Giovanni è scattato l’arresto con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Ai domiciliari, il primo, in una cella di San Vittore, il secondo, dovranno spiegare come e perché i bilanci della società sono stati falsificati. Perché invece che pagare i propri debiti con i creditori che bussavano alla porta, la Famiglia accumulava ricchezza in conti personali, e investiva in Ferrari da collezione o in appartamenti a Montecarlo. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Fabrizio D’Arcangelo, non lascerebbe dubbi: «I Burani hanno avuto una vera e propria smania finanziaria – si legge che ha travolto l’attività del gruppo». Walter e Giovanni, presidente il primo e direttore generale dello sviluppo strategico il secondo, sono stati arrestati con l’accusa di bancarotta fraudolenta per dissipazione e di falso in bilancio per le vicende che hanno portato al fallimento il gruppo.L’articolo diFederica Mantovani su CronacaQui in edicola in Lombardia il 29 luglio 2010