Alla vigilia dell’incontro per risolvere il nodo Mirafiori, Sergio Marchionne ha calato la prima carta: il 19 luglio al Registro delle imprese della Camera di Commercio di Torino è stata iscritta Fabbrica Italia Pomigliano, controllata al 100% da Fiat Partecipazioni, con un capitale di 50mila euro e con presidente lo stesso amministratore delegato, affiancato in consiglio da Gianni Baldi (capo auditing del gruppo), Camillo Rossotto (tesoriere) e Roberto Russo (general counsel). La nuova società, considerata necessaria per mettere le gambe all’accordo per la Panda, precede la seconda carta in mano a Marchionne: la disdetta del contratto nazionale di lavoro con l’uscita da Federmeccanica, comunicazione attesa domani dai sindacati convocati dall’azienda all’Unione Industriale. Le carte di Marchionne hanno agitato la vigilia del tavolo convocato in Regione dal ministro Maurizio Sacconi con azienda, organizzazioni sindacali ed enti locali per affrontare la questione Mirafiori dopo la decisione di portare in Serbia la produzione del nuovo monovolume. In piazza Castello ci saranno Sergio Marchionne, i leader dei sindacati confederali e metalmeccanici, il governatore Roberto Cota, il sindaco Sergio Chiamparino e il presidente della Provincia Antonio Saitta. All’a m m i ni s t r a to r e delegato del Lingotto sarà chiesta la conferma del progetto Fabbrica Italia che prevede 20 miliardi di euro di investimenti nel Paese nei prossimi cinque anni. «La partita – ha detto Sacconi – è più che mai aperta e sono ottimista per la sua soluzione. Credo nella volontà degli attori e nella loro consapevolezza di quanto sia alta la posta in gioco». Il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, chiederà per Mirafiori «un’altra vettura che garantisca l’aumento dell’oc cu p az i on e » . Per il segretario generale della Cisl Piemonte, Giovanna Ventura «l’incontro potrà avere un solo sbocco: coniugare la necessità di mantenere operativo Mirafiori con gli interessi degli azionisti Fiat rappresentati da Marchionne ». «Ma nessuno – ha aggiunto può pensare e, tantomeno accettare, che l’arricchimento di pochi avvenga a danno delle migliaia di lavoratori che tanto hanno dato e continuano a dare allo sviluppo economico della città e all’affermazione di Fiat nel mondo ». Sulla strada di Mirafiori, però, potrebbe anche esserci una newco sul modello di quella di Pomigliano. L’oggetto sociale della nuova società prevista per il Giambattista Vico è «l’attività di produzione, assemblaggio e vendita di autoveicoli e loro parti. A tal fine può costruire, acquistare, vendere, prendere e dare in affitto o in locazione finanziaria, trasformare e gestire stabilimenti, immobili e aziende». Inoltre la società «può compiere le operazioni commerciali, industriali, immobiliari e finanziarie, queste ultime non nei confronti del pubblico, necessarie o utili per il conseguimento dell’oggetto sociale, ivi comprese l’assunzione e la dismissione di partecipazioni ed interessenze in enti o società, anche intervenendo alla loro costituzione». La nascita di Fabbrica Italia Pomigliano è un passo preliminare per la costituzione di una nuova società, una new company in cui riassumere, con un nuovo contratto, i 5mila lavoratori attuali della fabbrica campana. Si tratta del progetto Futura Panda a Pomigliano, per il quale la Fiat ha raggiunto un accordo con i sindacati il 15 giugno, accordo non firmato dalla Fiom. Il Lingotto ha convocato i sindacati metalmeccanici giovedì alle 9.30 all’Unione Industriale di Torino. All’ordine del giorno dovrebbe esserci la comunicazione della disdetta degli accordi vigenti e, in particolare, del contratto nazionale di lavoro. Si parlerà inoltre di Pomigliano con i sindacati che hanno firmato l’intesa del 15 giugno. La disdetta del contratto nazionale di lavoro da parte della Fiat interesserebbe 25mila dipendenti: si tratta dei lavoratori degli stabilimenti di Mirafiori, Cassino, Pomigliano e Termini Imerese e degli impiegati degli enti centrali. La disdetta diventerebbe operativa il 31 dicembre 2012, quando scadrà l’at tuale contratto di lavoro e quindi la Fiat uscirebbe dalla Federmeccanica il primo gennaio 2013. Una mossa giusta, secondo l’ex presidente di Federmeccanica Massimo Calearo: «Marchionne è un precursore dei nuovi rapporti industriali in Italia».Filippo De Ferrari