Smascherata l’ennesima bugia di Gabriele
La nuova indagata, assistita dall’avvocato Ferdinando Ferrero, è stata interrogata due volte in due giorni: la prima dai carabinieri, la seconda, direttamente in procura ad Ivrea. E’ indagata a piede libero nel procedimento penale per la maxi truffa, mentre non risulta in alcun modo coinvolta nell’inchiesta per l’assassinio dell’insegnante di Castellamonte. L’esistenza della presunta complice smaschera, dunque, l’ennesima bugia di Defilippi, che al suo legale, l’avvocato Pierfranco Bertolino, ha riferito – ma senza che siano stati trovati riscontri – di avere tentato il suicidio nel carcere di Torino, dove è rinchiuso nel repartino psichiatrico guardato a vista dalla polizia penitenziaria. Gabriele, con numerosi profili su Facebook e la passione per i travestimenti, davanti al gip Marianna Tiseo aveva negato l’esistenza della cosiddetta “telefonista”. “Quella chiamata – aveva sostenuto il giovane – l’ho fatta io falsando la voce. E’ stato Roberto Obert (il suo complice-amante finito anche lui in carcere per l’omicidio di Gloria, insieme con la madre del ragazzo, Caterina Abbattista nda) a dirmi che bisognava rendere credibile la questione…”.
Si cercano i soldi della truffa
Si cercano ancora, intanto, i soldi della truffa. Accertato che non si trovano nella cassetta di sicurezza di Obert come aveva raccontato Defilippi, tra le ipotesi investigative che si stanno facendo largo in queste ore c’è quella che il giovane li abbia spesi tutti al casinò. Per questa ragione i carabinieri stanno effettuando accertamenti nelle sale da gioco del nord Italia e della Costa Azzurra. Alcuni testimoni hanno infatti riferito di avere visto Defilippi giocare anche mille euro a puntata. Ed è mistero, così come riferito ieri dal nostro portale, anche per una pistola e alcune banconote con la scritta fac-simile. L’arma, sarebbe stata consegnata da Defilippi a Obert, che nel corso degli interrogatori ha sostenuto di averla sotterrata in un bosco a Rocca Canavese.
Il mistero della pistola e delle banconote false
Era una semiautomatica, i proiettili erano simili a quelli in uso alle forze di polizia. Gabriele me l’aveva fatta vedere per vantarsi, poi me la consegnò il 14 gennaio”, ovvero il giorno dopo l’omicidio dell’insegnante di Castellamonte. In quell’incontro, oltre alla pistola, Defilippi consegnò a Obert anche “una busta – ha sostenuto – piena di banconote false. Le ho bruciate”. Pistola e soldi finti rimandano ad un altro omicidio avvenuto nel Canavese, quello di Pierpaolo Pomatto, pregiudicato di 66 anni giustiziato lo scorso 19 gennaio con un colpo di pistola – arma mai ritrovata – e abbandonato in mezzo a banconote fac-simile. Per questo delitto lo scorso 15 febbraio è stato arrestato un pregiudicato di 55 anni. Al momento, occorre sottolinearlo, l’ipotesi di un collegamento tra l’omicidio e il caso Rosboch non trova però alcun riscontro investigativo.