«Volevano rapinare gli Allione, non ucciderli. A uccidere è stato Giorgio Palmieri. Lui aveva il coltello, lui ha perso il controllo, lui ha deciso di pugnalare a morte quelle tre persone. Non è stata Dorotea De Pippo a determinare quanto poi accaduto in quella casa, non è vero che Dorotea era assetata di odio, vendetta e denaro». A parlare, in aula 4, è l’avvocato Giulio Calosso, difensore della donna accusata di concorso in omicidio nel processo sul triplice delitto avvenuto a Caselle Torinese nel gennaio di un anno fa. Al termine della sua arringa difensiva, il legale ha chiesto che l’ex moglie dell’esecutore materiale dei tre omicidi non venga condannata alla pena dell’ergastolo.
Il carcere a vita, in effetti, è la proposta che i due pubblici ministeri, Fabio Scevola e Roberto Sparagna, avevano avanzato nell’ultima udienza ai giudici della Corte d’Assise di Torino.
LEGGI LA NOTIZIA COMPLETA E GUARDA LE FOTO SU CRONACAQUI OGGI IN EDICOLA