L’Italia che affronterà la Nuova Zelanda è quasi fatta. Di sicuro si tornerà al 44-2, resta solo da capire quale sarà la coppia di attaccanti titolare. Ipotizzando: Marchetti; Zambrotta, Cannavaro, Chiellini, Criscito; Pepe, De Rossi, Montolivo, Marchisio; Gilardino, Iaquinta. La buona notizia arriva dalla condizione di Andrea Pirlo. Dopo aver ripreso a correre, pur senza forzare, il centrocampista del Milan è tornato a toccare anche il pallone, a due settimane dall’infortunio al polpaccio. Come previsto dal professor Enrico Castellacci, medico della Nazionale, il regista azzurro ha cominciato ieri i test per riprendere a pieno ritmo l’allenamento, in vista di un possibile rientro giovedì 24 giugno, contro la Slovacchia. Pirlo ha prima effettuato scatti brevi, sotto gli occhi di preparatore e medico; poi, quando i compagni avevano finito la loro sessione di lavoro e stavano rientrando nello spogliatoio, ha provato palla al piede uno slalom tra i paletti a ritmo blando, per verificare la reazione muscolare ai cambi di direzione.Per il resto, l’Italia è, non solo metaforicamente, nelle mani di Federico Marchetti, uno che quattro anni fa giocava nella Biellese e seguiva la rassegna iridata tedesca davanti alla tv. Se vi ricordate fu lo stesso Buffon, tempo addietro, a indicare come suo erede naturale il numero uno cagliaritano, che si ritrova titolare in un Mondiale a 27 anni. «Non so perché ci hanno messo tanto a capire quel che valevo – ammette -. Ogni portiere le sue caratteristiche. Gigi è completo, ha tecnica, è veloce. Io sono molto muscolare, esplosivo. E non ho paura. Quando vedi la morte in faccia succede qualcosa che è difficile da spiegare». Sarà il caso di non mettergli tanta pressione addosso, ma nemmeno di parlarne troppo. Perché Nuova Zelanda e Slovacchia non fanno paura, perché l’estremo difensore rossoblu ha già giocato 45′ con il Paraguay, e perché prima di tutto va risolto il problema della sterilità offensiva, legata agli attaccanti. Veneto, timido, religioso, passato attraverso una lunga gavetta nel calcio di provincia, dal Bassano del Grappa alla Pro Vercelli, dal Treviso alla Biellese, con in mezzo una parentesi al Torino, Federico è molto legato alla sua terra: « Tifo contro? Io so solo che dalle mie parti, a Cassola, noi ragazzi non vedevamo l’ora di un Mondiale per tifare Italia. Saranno altri tempi, eppure non sono così vecchio…».Gianmario Bonzi