Prima in autostrada e poi in tangenziale aveva percorso la bellezza di 30 chilometri in contromano. Al volante di una Golf blu aveva travolto e ucciso due persone, poi si era ammazzato schiantandosi a folle velocità contro il guard raid. Una spericolata corsa in auto avvenuta nel tardo pomeriggio del 14 agosto 2008 tra la barriera di Villanova d’Asti e lo svincolo di Debouché. Al volante di quella Golf blu c’era il 55enne torinese Diego Eugenio Olivetti. Ieri mattina, il procuratore Raffaele Guariniello ha concluso le indagini preliminari su quella tragica vicenda e contestato a sei persone il reato di omicidio colposo plurimo.
Nel registro degli indagati sono stati iscritti i nomi dei dirigenti responsabili delle due società che gestivano i tratti di autostrada e tangenziale percorsi in contromano da Olivetti, e i nomi dei medici della clinica privata dalla quale lo stesso Olivetti era stato dimesso poco prima della tragedia nonostante non si trovasse nelle condizioni psico-fisiche idonee per poter lasciare la struttura. In quella clinica, Olivetti si trovava in cura per problemi legati alla depressione e all’etilismo.
In particolare, secondo Guariniello le compagnie autostradali non avrebbero previsto misure di prevenzione per casi di automobili che viaggiano in contromano: ai dirigenti viene quindi contestata l’omessa valutazione del rischio. Inoltre, sempre secondo la procura, non sarebbero stati presenti al momento d el l ‘ incidente dispositivi di allarme acustici e ottici e sistemi di rilevazione capaci di indicare la presenza di una vettura in contromano.
Per quanto riguarda invece i medici della clinica, lo stesso Guariniello contesta adesso la dimissione del paziente avvenuta non per ragioni terapeutiche, ma per esigenze della stessa casa di cura, che avrebbe dovuto chiudere per la pausa estiva. Secondo il magistrato, pertanto, non sarebbero state intraprese procedure di trasferimento del cinquantacinquenne torinese presso un’altra struttura ritenuta altrettanto idonea, come invece era stato concordato con l’Asl di zona. Olivetti – sempre stando a quanto contestato dal magistrato – non era guarito dalla sindrome depressiva e non rispondeva a terapie per abuso di alcol: pochi giorni prima della folle corsa in contromano, infatti, sarebbe più volte uscito dalla casa di cura per recarsi a bere all’esterno. La clinica, infine, aveva disposto su di lui un test alcolemico che avrebbe dato esito positivo: pertanto, è la conclusione della procura, i medici sarebbero stati a conoscenza del problema.