Per un’intera notte aveva abusato sessualmente dell’ex amante quarantenne e della figlia di lei, una ragazza appena quindicenne. Le aveva prese in ostaggio, imbavagliate, immobilizzate al letto dopo averle fatte completamente spogliare, e infine stuprate. Aveva deciso di vendicarsi in quel modo così brutale e selvaggio di quella donna tanto più matura di lui che l’aveva adescato e illuso, prima, e scaricato, poi. Lui, operaio poco più che ventenne, era stato arrestato e poi condannato sia in primo grado sia in appello. Adesso si è tolto la vita in carcere, si è impiccato con un lenzuolo in un bagno dell’istituto penitenziario di Vercelli nel quale stava scontando una pena di 6 anni di reclusione inflitta dai giudici del secondo grado per quella duplice violenza sessuale. Chi gli è stato vicino nell’ultimo periodo, è convinto che il ragazzo non fosse ancora riuscito a togliersi dalla testa la quarantenne con la quale aveva trascorso una intensa storia d’amore: «Sperava che lei prima o poi lo chiamasse, ma quella chiamata non è mai arrivata». E lui, depresso, si è tolto la vita.
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