Impossibile non leggere la paura nei loro occhi. Hanno perso tutto: la casa, i loro beni. Qualcuno addirittura ha detto addio a persone care. Tutta colpa del terremoto, di quelle scosse maledette che continuano a far tremare l’Emilia, seminando disperazione e sgomento. E mentre da più parti ci si chiede se questa tragedia potesse essere evitata o quanto meno contenuta, il Piemonte e i suoi volontari non stanno certo a guardare.
L’Anpas ha installato due campi, uno a Mirandola e l’altro a Novi di Modena, mentre il Coordinamento Provinciale Volontariato Protezione Civile sta lavorando nella struttura di San Giacomo, a un paio di chilometri da Mirandola. «La situazione è davvero molto pesante – racconta Marco Lumello, responsabile della sala operativa Anpas nazionale e del Piemonte, impegnato nel coordinamento degli interventi -, e non potrebbe essere diversamente. Ogni evento calamitoso ha un impatto sempre importante, ma purtroppo questa volta la situazione è ancora più difficile, perché proprio quando la gente stava ritrovando la fiducia è arrivata quella maledetta seconda scossa. E comprensibilmente il panico e il terrore si sono impadroniti delle persone.
Ospitiamo quasi 700 persone: nei nostri campi offriamo i servizi prioritari, dalla cucina ai servizi igienici e al necessario per il pernottamento, ma puntiamo anche su altri aspetti. Vogliamo creare zone per l’intrattenimento dedicate ai bambini e aree in cui le persone più anziane possano ritrovare almeno una piccola fetta di normalità». Già, la normalità. Quella condizione che gli abitanti della zona colpita dal sisma non conoscono più da troppi giorni ormai, da quel brutto 20 maggio. «Le persone hanno paura. Come dare loro torto?».
A parlare è il cavalier Umberto Ciancetta, presidente del Coordinamento Provinciale Volontariato Protezione Civile. «Leggiamo il terrore sui loro volti – continua Ciancetta -, la situazione è davvero difficile, ed è indiscutibilmente peggiorata martedì scorso, con la seconda scossa. Il numero delle persone che aveva bisogno di sostegno è aumentato vertiginosamente, e così abbiamo raddoppiato il campo, arrivando a 80 tende complessive. Ci sono anche tante persone straniere, con cui siamo riusciti a creare un rapporto di fiducia e di collaborazione. Purtroppo però regnano ancora paura e disperazione. C’è chi preferisce dormire all’interno della propria automobile perché vuole stare nelle vicinanze delle abitazioni. Chi invece non ha il coraggio di avvicinarsi alle case, soprattutto dopo la seconda scossa di martedì. C’è terrore ovunque. Negli uomini, nelle donne, negli anziani e nei bambini. Quello che stanno vivendo è un evento traumatico di proporzioni davvero gigantesche. Vogliamo mettere in piedi anche un servizio di supporto psicologico d’emergenza, proprio per aiutare tutte le persone in difficoltà. Lo shock è stato troppo forte, hanno bisogno di aiuto per ripartire». Sperando naturalmente che la terra dia tregua e smetta di tremare.