Lo cercavano da dieci anni, ma era sempre riuscito a sfuggire, evitando ogni genere di tranello informatico, agli investigatori della polizia Postale. Lui, S.P., 50 anni, artigiano libero professionista, incensurato, sposato e padre di due figli, da una settimana si trova in isolamento alle Vallette e deve rispondere di accuse infamanti inerenti alla pedofilia, alla detenzione di materiale pedopornografico e di violenza sessuale.
Già perché nei 16mila file che sono stati trovati nel suo portatile c’erano non solo filmati e immagini di fanciulli seviziati e torturati, ma anche quelle di bambini che l’artigiano conosceva direttamente, parenti suoi e figli di amici di famiglia. Secondo l’ipotesi dell’accusa, infatti, quelle fotografie e i video dei bambini direttamente o indirettamente a lui riconducibili, sarebbero state scattate o girati contemporaneamente a violenti abusi sessuali perpetrati dallo stesso pedofilo.
L’inchiesta, in verità, è tutt’altro che conclusa. Il capo della Postale, il vicequestore Paola Capozzi e il magistrato titolare del fascicolo, il pm Alessandro Sutera Sardo, stanno ancora indagando per determinare con certezza tutte le responsabilità dell’uomo e per individuare complici o altri pedofili che con lui scambiavano o da lui acquistavano il materiale.
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