Chissà ora quale sarà il giudizio che i vertici della cultura torinese riserveranno al vecchio adagio leghista di “Roma ladrona”. Perché nella brutta vicenda della concorrenza, evidentemente sleale, riservata dal Festival del cinema capitolino al Torino Film Festival tutto pare essere andato secondo copione. Ovvero, per noi, nel peggiore dei modi. Dopo l’incontro ministeriale di martedì, quando il direttore capitolino Marco Muller aveva offerto ampie garanzie di collaborazione con i cugini sabaudi, ieri il cda della kermesse lo ha bellamente sbugiardato confermando lo scippo ai nostri danni: il Festival di Roma slitterà il 9 novembre e si concluderà il 17, a sei giorni di distanza dalla serata di gala del teatro Regio, per altro ampiamente annunciata dal direttore del Tff Gianni Amelio.
Viste le premesse, il primo a pronunciare la parola sulla punta della lingua di tutti è l’assessore alla Cultura del Comune Maurizio Braccialarghe: «I romani sono dei bugiardi». E sono carta straccia o poco più le tardive scuse affidate dai vertici della rassegna capitolina alle agenzie di stampa. «Abbiamo tentato di tutto, ma la nostra flessibilità è molto poca. Andrà meglio l’anno prossimo» ha spiegato il presidente Paolo Ferrari. «La questione delle date – ha quindi aggiunto Muller, che da ieri potrà comunque consolarsi con uno stipendio da 120mila euro l’anno – è legata all’indisponibilità degli spazi e dalla necessità di non sovrapporci con l’American film market. E poi di cosa stiamo parlando? Ai primi di febbraio ho cercato Gianni Amelio. E poi se avessimo confermato le date saremmo andati contro il festival di Pordenone, che secondo me è il più importante d’Italia dopo Venezia».
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