Il referendum anti- caccia convocato per il 3 giugno è saltato. Ieri il Consiglio regionale ha abrogato la legge vigente che il comitato referendario intendeva modificare con la consultazione. Un emendamento alla Finanziaria dell’assessore Claudio Sacchetto, votato dalla maggioranza quasi al completo (28 sì e 18 no, nel centrodestra contrari Spagnuolo e Lupi, astenuto Giovine, Leo non votante) consentirà con tutta probabilità di evitare le urne. Per l’ufficialità occorrerà attendere la revoca da parte del governatore Roberto Cota, che potrà essere emessa solo dopo che l’intera Finanziaria sarà approvata. Probabilmente lunedì, anche se il presidente in serata ha riunito i capigruppo spingendo per chiudere entro oggi. Nell’attesa di una nuova legge regionale, resterà in vigore la normativa nazionale, considerata decisamente vicina ai cacciatori. Saranno così risparmiati 22 milioni di euro e un mutuo supplementare già in cantiere – tanto costava alle casse regionali il referendum – che Cota annuncia di voler destinare «a sostegno delle categorie più deboli». Qualcosa è già stato speso, in realtà: la Regione ha accantonato 100mila euro all’occorrenza, ma i Comuni hanno messo in moto la macchina organizzativa, che ora dovrà essere fermata. A Torino sono stati spesi 140mila euro, 23mila euro per la stampa di parte dei manifesti e di tabelloni, 104mila per gli straordinari e 13mila per l’aggiornamento degli elenchi elettorali.
Tutti i particolari su CronacaQui in edicola il 4 maggio