Ha difeso i No Tav: «Sono persone perbene». Ha attaccato i tribunali: «Il senso della giustizia io non lo capisco piu». E ha posto infine l’accento sull’ennesimo spreco di denaro pubblico da parte dello Stato: «Spendiamo soldi per fare un processo sulla rottura di un sigillo volato via col vento: ma scherziamo?». Il “Beppe Grillo show” è andato in scena ieri mattina dentro e fuori l’aula 3 del Palagiustizia di Torino, dove il comico genovese si è presentato per rispondere, assieme ad altre 21 persone, della violazione dei sigilli posti dalle forze dell’ordine alla baita abusiva che i manifestanti No Tav avevano costruito in Val Clarea nel dicembre 2010 nel tentativo di impedire l’inizio dei lavori per il passaggio dell’alta velocità ferroviaria. L’udienza che ha aperto il processo è durata poco più di un paio d’ore, poi il giudice Alessandra Danieli ha disposto un rinvio: si tornerà in aula il prossimo 18 luglio.
Quello che si è aperto ieri, per il comico genovese è un «processo assurdo, un processo che non sta nè in cielo nè in terra: tutto questo – ha infatti spiegato Grillo poco prima dell’inizio dell’udienza – è accanimento vero e proprio nei confronti di inermi. E affrontare così duramente gli inermi – ha proseguito il comico rappresenta una debolezza della giustizia per giustificare un buco da 22 miliardi che non faranno mai, che è la Tav. È proprio la giustizia che è in crisi». «Quello della giustizia – ha infatti spiegato il comico – è un sistema che non funziona più: non puoi mettere in moto una causa che costerà centinaia di migliaia di euro per la rottura di un sigillo. A Viareggio sono morte bruciate decine di persone e dopo 3 anni non c’è ancora il processo.
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