«La voglio far nascere, sì. Voglio che Lina cresca felice e che stia sempre bene, che nasca a costo della mia vita». E Lina – il suo nome significa “Albero del Paradiso” in arabo – è nata all’ospedale Sant’Anna il 29 marzo, grazie al coraggio della mamma Z.G., giovane marocchina di 33 anni, che ancora oggi sta combattendo contro un male crudele, solo il cielo sa con quale forza e determinazione. E ogni giorno è un giorno di lotta in più per stare accanto a Lina, che è speranza e forza insieme per lei che vuole continuare a combattere. «Fino a quando il Cielo vorrà».
Nella piccola stanza al primo piano delle Molinette, Lina sonnecchia, avvolta nella tutina rosa, in braccio alla mamma. Indifferente alla folla di medici, all’interprete, ai giornalisti che riempiono il piccolo spazio. Sonnecchia tranquilla, un ciuccio è appoggiato sul letto, il braccio della mamma sotto il suo corpicino. Qualcuno, nei corridoi dell’ospeda le, dice che è come «un miracolo di Dio, della vita». E nessuno parla del male contro cui la donna lotta ancora. La nera ombra viene scacciata, oggi, in questo ospedale, c’è spazio solo per la vita. «Voglio che abbia una bella vita – dice la giovane madre . Che sia sana, che io sia in grado di assisterla». Ma rifiutando le cure, non ha pensato alle possibili conseguenza? «Sì – risponde tramite l’interprete -, ma la sua vita era più importate. Lina doveva nascere». Per Z.G. non c’è spazio per le paure, per quello che accadrà ora: vuole solo ringraziare i medici, tutti i medici e gli infermieri che l’hanno seguita, «i volontari della moschea di via Saluzzo» che le sono stati vicini.
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