Di certo si pagherà. E prima ancora di sapere quanto bisognerà versare nelle casse dell’erario per la prima delle due (o tre) rate dell’Imu, la cui scadenza è fissata per il 18 giugno. Ma le certezze, per quanto riguarda la tassa che di fatto reintroduce l’Ici sulle prime case, si esauriscono qui. Lo sanno bene i Comuni, che alle prese con la babele di norme, emendamenti ed interpretazioni governative non hanno ancora approvato uno straccio di bilancio preventivo per il 2012. E lo sapranno a breve anche i contribuenti, che dovranno addentrarsi in una selva burocratica che si annuncia già particolarmente intricata. Tanto che l’uni ca strada percorribile rischia di essere quella che passa per un centro d’assistenza fiscale o per lo studio di un commercialista. A un prezzo che, mediamente, varierà tra i 20 e i 40 euro a pratica.
Un percorso a ostacoli, quello che come risultato dà la cifra della nuova tassa sul mattone introdotta dal governo Monti, che ha il suo via obbligato dal dato della rendita catastale. Numero che si trova all’interno dell’atto di compravendita del proprio immobile. E qui iniziano le note dolenti: perché se il contribuente è magari un tipo disordinato, e il fatidico foglio di carta è andato disperso, l’unica soluzione è quella di richiedere una visura catastale. Ovviamente a pagamento: tra i 10 e i 25 euro.
L’articolo di Paolo Varetto su CronacaQui in edicola il 26 aprile