È morta dopo un calvario di sei operazioni chirurgiche in un mese. Un intervento dietro l’altro per quello che doveva essere un problema di facile soluzione: una endometriosi da curare con una laparoscopia e la successiva degenza di pochi giorni. Ma qualcosa non è andato come previsto e Laura T., 33 anni, residente a Scalenghe, è morta lasciando nella disperazione i genitori, il compagno e un bimbo di appena 3 anni. Una tragedia su cui ora i parenti vogliono fare chiarezza e sulla quale la magistratura ha aperto un fascicolo d’indagine per omicidio colposo nei confronti di ignoti.
A sporgere denuncia ai carabinieri della stazione di San Salvario sono stati i genitori e il compagno della donna, poche ore dopo il decesso, avvenuto lo scorso sabato. L’inchiesta è stata affidata al pm Giuseppe Ferrando che come prima cosa ha disposto già per oggi l’autopsia sul corpo della donna. La speranza è che gli esami del medico legale possano chiarire cosa ha provocato l’odissea di Laura, entrata in coma dopo il secondo intervento a fine marzo e mai più risvegliatasi. Una lunga agonia, raccontata dai parenti ai militari sabato sera. «All’inizio di marzo – hanno spiegato i genitori di Laura – nostra figlia è stata visitata dal ginecologo a causa di una stipsi acuta e di una serie di dolori addominali». Dietro consiglio del medico, la donna si recava in una nota clinica privata di Torino per sottoporsi ad ulteriori accertamenti che portavano alla luce una serie di endometriosi, cioè la presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero in altri organi come, ad esempio, ovaie o intestino. Una patologia dolorosa, per la quale i medici suggerivano un intervento chirurgico in laparoscopia. Laura quindi veniva ricoverata nella clinica il 19 marzo scorso e il giorno successivo andava sotto i ferri.
Tutti i particolari su CronacaQui in edicola il 24 aprile