Quasi quattro mesi di detenzione, e adesso il ritorno a casa. Per Guido Di Vito, infermiere in pensione di 59 anni, è la fine di un incubo. Un incubo cominciato la sera del 10 dicembre, quando Guido finì in manette assieme al ventenne Luca Oliva con l’accusa di aver partecipato al blitz incendiario contro baracche e roulotte all’interno del campo nomadi della Continassa. Nei giorni scorsi, i giudici del tribunale del Riesame hanno accolto l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato difensore Luigi Tartaglino e concesso a Di Vito la misura degli arresti domiciliari, motivandola con la non più «verde età dell’indagato» e con la presenza di una «riscontrata patalogia psichiatrica». L’infermiere potrà avere contatti solo con la moglie, ma non con i figli e con gli altri familiari.
Nell’ordinanza di scarcerazione, depositata lo scorso 5 aprile, i giudici del Riesame sottolineano tuttavia che «sussistono ancora le esigenze cautelari» nei confronti dell’indagato, in particolare il pericolo di reiterazione del reato. Inoltre, gli stessi giudici ricordano come Di Vito non abbia mai collaborato con i magistrati e abbia sempre negato il proprio coinvolgimento nella vicenda. Dall’ordinanza, inoltre, emerge pure come Di Vito sia stato intercettato durante la detenzione e come siano stati intercettati anche i suoi colloqui con i familiari
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