«Forse erano in tre, se non addirittura in quattro». Un vero e proprio “commando” quello che ha attentato alla vita del consigliere comunale dell’Udc Alberto Musy. E, con ogni probabilità, l’azione sarebbe stata programmata il giorno precedente a quando è avvenuta. Sono sospetti che gli investigatori della Mobile e quelli della Digos stanno verificando in questi giorni. L’ipotesi che a colpire siano state più persone si desume da alcune testimonianze. Quelle di chi avrebbe visto lo sparatore con il casco, il foulard sul volto e il «pacco sotto il braccio » lontano dall’abitazione del professore, prima in corso Palestro e poi in piazza Arbarello.
«Camminava avanti e indietro, lo ha fatto per venti minuti, come se stesse aspettando qualcuno». Un segnale da parte di un complice, oppure una telefonata che lo avvertiva del prossimo arrivo di Musy. A questo punto apparirebbe del tutto evidente la presenza di un secondo uomo che avrebbe seguito l’esponente politico fino all’i s t ituto Sant’Anna di corso Re Umberto, dove Musy ha accompagnato due delle sue figlie, e di un terzo uomo posizionato, si presume, in via Barbaroux. Lo stesso uomo che avrebbe fatto segno allo sparatore, giunto all’incrocio con via San Dalmazzo, di allungare il percorso perché il professore ancora non era rincasato.
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