Per usare un neologismo in voga di questi tempi, la manovra che l’assessore Gianguido Passoni ha presentato ieri mattina ai colleghi di giunta potrebbe essere definita «montiana». Perché la sua impostazione discende proprio dalle finanziarie varate dall’esecutivo Berlusconi prima e dal governo dei professori poi. Una stangata da 263 milioni che ora la Città è costretta a ribaltare sui propri contribuenti: spingendo l’addizionale comunale Irpef dall’attuale 0,5 per cento allo 0,8, il tetto più alto previsto dal decreto “Salva Italia”, ipotizzando il massimo dell’aliquota Imu sulle seconde case, all’1,03 per cento, e fissando quella per le prime allo 0,55, a fronte di una scala che si ferma allo 0,6 per cento. Agevolazione allo 0,4 per cento per gli affitti agevolati. In aggiunta, il Comune ritoccherà del 5 per cento la Cosap, il canone per l’occupazione del suolo pubblico, e conferma la volontà di estendere la sosta a pagamento anche ai quartieri semicentrali. Sacrifici che peseranno sui torinesi per 213 milioni di euro, ai quali si affiancheranno tagli di spesa su contratti di servizio, personale e conti degli assessorati pari ad altri 50 milioni.
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