Le detonazioni risuonano secche e paurose come cannonate tra gli spessi muri del palazzo d’epoca dal cortile in acciottolato. Angelica D’Auvare, moglie di Alberto Musy, avvocato e docente universitario di 44 anni, consigliere comunale Udc, è nella cucina di casa con la figlia di due anni e la tata. Sgomento, paura: è la tata che si affaccia alla finestra e vede, nel cortiletto prima delle scale, vicino alle rastrelliere delle biciclette, Alberto Musy a terra in un lago di sangue. Angelica D’Auvare ancora in pigiama scende le scale, è lei la prima a soccorrere il marito: «Mi hanno seguito…» le dice il consigliere che perde sangue dal braccio, dalla spalla e dal capo. A pochi metri di distanza, intanto, le telecamere di sorveglianza di un ristorante riprendono un uomo con un impermeabile scuro e un casco integrale che si allontana camminando.
L’AGGUATO
Il film di questa follia comincia attorno alle 8 in via Barbaroux 35. Un uomo citofona a uno degli inquilini dell’elegante palazzina ristrutturata: «Devo consegnare un pacco». Dal videocitofono si vede solo una persona con il casco e un pacco in mano: un classico fattorino, non c’è ragione di sospettare. Di lì a pochi minuti, Alberto Musy rientra: ha accompagnato le figlie a scuola, ma ha dimenticato a casa l’Ipad e torna a prenderlo prima di recarsi al suo studio, a due isolati di distanza. L’avvocato si trova lo sconosciuto nel cortiletto, dopo l’androne. Gli chiede cosa faccia lì e cosa stia cercando, i due hanno un breve alterco, per tutta risposta l’attentatore tira fuori una pistola e spara a bruciapelo. Musy tenta di scappare, il sicario spara ancora: due, tre colpi, cinque, fino a vuotare il tamburo. Due proiettili finiscono contro il muro, altri due proiettili raggiungono l’avvocato alla spalla destra e alla schiena, un colpo di rimbalzo lo ferisce alla testa. Il misterioso individuo si allontana, portando con sé – altro mistero di questa vicenda – il pacco.
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