Gerry Scotti si è commosso fino alle lacrime ascoltando la sua esecuzione del “Vissi d’arte” dalla “Tosca” di Puccini. La 38enne soprano Carmen Masolaha vinto la prima edizione di “Italia’s Got Talent”, che aveva come giudici Maria De Filippi, Gerry Scotti e il discografico Rudy Zerbi, e oggi pubblica il suo album d’esordio “Vissi d’arte”, nel quale interpreta nove celebri arie d’opera e brani classici arrangiati da Celso Valli. Incidere il primo disco a 38 anni regala emozioni particolari? «Indescrivibili. Partecipando al talent pensavo di trovare lavoro in ambito teatrale; invece ho vinto e mi si è aperta una nuova opportunità artistica». Studia canto da quasi 20 anni: perché nessuno ha notato prima la sua voce? «Da quando la musica lirica ha trovato visibilità in televisione, si bada non solo al talento vocale, ma purtroppo anche alla fisicità della cantante. Io sono stata spesso discriminata per il mio peso». L’hanno accostata a Susan Boyle, lanciata dalla versione britannica del talent show che lei ha vinto. Le piace il paragone? «No. Molto poco. Siamo diverse: la differenza più importante è che io ho studiato musica e la Boyle no. Ho iniziato in un coro di musica sacra; poi volevo andare al Conservatorio per studiare chitarra, ma c’erano troppi iscritti e mi hanno fatto frequentare il corso di arpa. Dopo due anni, però, avrei dovuto comprare un’arpa e non avevo soldi, così mi hanno permesso di fare gli esami per il canto». Per pagarsi le lezioni ha fatto lavori anche molto duri…«Ho scaricato casse sui bancali; ho smistato pacchi per un corriere espresso; ho gestito un’edicola facendo orari assurdi; ho lavorato in una casa di riposo per anziani. Tutte queste esperienze mi hanno insegnato a non arrendermi mai e a mantenere sempre i piedi per terra». Come ha speso i 100 mila euro del premio per la vittoria di “Italia’s Got Talent”? «Ho dimezzato il mutuo per la casa dei miei genitori per ripagarli dei tanti sacrifici fatti per farmi cantare». Fra i suoi antenati c’è il grande Donizetti e i suoi compositori preferiti sono Puccini e Bellini, ma sogna anche di conoscere personalmente Renato Zero e confessa un’insospet tabile anima heavy metal… «Mi piacciono gli AC/DC e gli Iron Maiden. È bello ricevere complimenti da cantanti metal e anche da tanti bambini, che si accostano alla lirica grazie alle mie canzoni. L’opera non attrae il grande pubblico perché non si capiscono i testi, invece io scandisco bene le parole». È una metallara dal cuore tenero…«Nel disco c’è “Adagio di Albinoni” dedicata a mia nonna che non è più con me: ogni volta che la canto mi commuovo fino alle lacrime».Luca Benedetti