Da un lato i black bloc, dall’altro chi li ha “convocati” e organizzati. Sono due i filoni d’in Âdagine su cui si stanno concentrando forze dell’ordine e Procura dopo i violenti scontri di Chiomonte. E ovviamente sono diversi anche i reati di cui rischiano di essere accusate decine di persone in tutta Italia.
La parte forse piĂą semplice è quella di dare un nome ai maniÂfestanti piĂą violenti, quelli che hanno assaltato la recinzione del cantiere scatenando sette ore di guerriglia contro le forze dell’ordine e che hanno aggreÂdito e disarmato un carabinieÂre, la cui arma è stata restituita solo dopo un tentativo di trattaÂtiva – andato a vuoto – per otteÂnere la liberazione di uno degli arrestati. Le prove contro di loro non mancano di certo: migliaia di foto e video sono stati pubblicaÂti sui giornali e sui siti web. Non solo, pure le forze dell’ordine hanno ripreso le fasi piĂą calde degli scontri, anche perchĂ© domenica avevano l’ordine di limitarsi a respingere i manifestanti e quindi gli arresti sono stati solo quattro ma gli investigatori sapevano giĂ che nei giorni seguenÂti da quelle immagini avrebbero poi potuto trarre le prove necessarie a incastrare un gran numero di black bloc. «Erano circa 300 – ha spiegato ieri il dirigente della Digos, Giuseppe Petronzi – armati di tutto punto e ben organizzati. Spesso si camÂbiavano i vestiti per non essere poi riconosciuÂti».
L’articolo di Claudio Neve e altri particolari su CronacaQui in edicola il 6 luglio
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