Prima di sparare in strada, uccidere la convivente e suicidarsi, Santo Guglielmino aveva anche preparato una trappola esplosiva che avrebbe dovuto esplodere al momento del’irruzione dei carabinieri del Gis. Una bomba artigianale dal potenziale limitato e che forse non sarebbe neanche esplosa ma che comunque dimostra come l’85enne avesse da tempo pianificato la tragica fine per sé e per Rosa Colusso, 86 anni.
15 ANNI DI SOLITUDINE
Santo e Rosa erano compagni di vita da 15 anni. Lui ex muratore originario di Catania, lei pensionata trevigiana, al mondo non avevano più praticamente nessuno anche se in Sicilia Santo in realtà aveva lasciato, oltre all’ex moglie, anche due figli ma molti anni fa li aveva disconosciuti entrambi: «Non sono figli miei». Vivevano a Collegno, nel palazzone grigio dell’Atc di viale Partigiani, dal 1999. Da allora non avevano mai creato problemi, nonostante il carattere burbero di Santo e le condizioni di salute sempre più precarie di Rosa, alle prese con demenza senile e sedute di dialisi che a volte la costringevano a ricorrere all’uso della sedia a rotelle. I servizi sociali avevano anche provato ad avvicinarli, ma loro avevano rifiutato l’aiuto tranne in un’occasione: a causa di una distrazione, all’inizio dell’anno si erano visti aumentare l’affitto a 400 euro mensili. Il problema era stato ben presto risolto e il canone era tornato a 82 euro ma forse proprio questo episodio ha fatto vacillare ancora di più la mente di Santo, già da tempo in preda a una sorta di paranoia.
L’articolo di Claudio Neve su CronacaQui in edicola l’1 luglio
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