Tenne nascosta la propria gravidanza per nove lunghissimi mesi, poi partorì il bambino in casa, di nascosto da tutti, e lo infilò in un paio di sacchetti di nylon dopo averlo lavato con l’acqua fredda, infine lo abbandonò nel bidet. Il bimbo entrò in coma e morì dopo due anni di terribili sofferenze. Ieri mattina nei confronti della donna la Procura generale di Torino ha chiesto una condanna a 6 anni e otto mesi di reclusione con l’ac cusa di omicidio volontario.
Risale al mese di dicembre del 2004 la vicenda affrontata in tribunale, a Torino. Una vicenda che ha per protagonista una donna che all’epoca dei fatti aveva 36 anni. Separata, madre di una bambina di 9 anni e di un bimbo di 5, Paola aveva nel frattempo conosciuto un altro uomo al quale si era legata sentimentalmente e dal quale aspettava un figlio. Un figlio che l’uomo, tuttavia, non desiderava. Per questo la donna aveva tenuto nascosta la gravidanza, aveva tenuto nascosto dentro di sè quel segreto così grande per nove lunghissimi mesi, dietro abiti larghi e una costituzione robusta. Non disse mai nulla al padre del bambino, nulla alla propria madre. E il giorno in cui la madre era fuori casa, al cinema con i nipotini, Paola partorì il figlio in bagno, di nascosto da tutti, in silenzio. «Quando è venuto alla luce ho sentito i suoi gemiti – raccontò la donna al sostituto procuratore Livia Locci -, ma dopo averlo lavato l’ho visto sempre più immobile, rannicchiato. Non si muoveva e ho pensato che stesse male, ho pensato addirittura che fosse morto». Paola allora afferrò due sacchetti di nylon e in quei sacchetti infilò il bambino, abbandonandolo quindi nel bidet. «Ma la testa è sempre rimasta fuori da quei sacchetti spiegò ancora la donna al magistrato che si occupava della vicenda -, l’ho avvolto come se si trattasse di una coperta e l’ho adagiato nel bidet. Non volevo fargli del male».
L’articolo di Giovanni Falconieri su CronacaQui in edicola il 2 giugno