Questa è una indagine con molti punti interrogativi, tessere di mosaico da collocare al posto giusto. Perché l’allarme è stato lanciato da tempo: dietro le carrette del mare possono celarsi gli infami business dei trafficanti di uomini, in mezzo ai profughi viaggiano donne ormai ridotte al rango di merci e destinate allo sfruttamento sessuale. E dal rischio paventato non troppo tempo fa dal ministro Frattini agli accertamenti delle Direzioni distrettuali antimafia il passo è breve.
Proprio in questi giorni si è chiusa una indagine seguita e supervisionata dalla Dda di Torino su una drammatica storia di sfruttamento della prostituzione. Ed è emerso un preciso collegamento tra una organizzazione operante nel territorio piemontese e i trafficanti di esseri umani del Corno d’Africa.
Tutto ruota attorno a un negozio di parrucchiera in via Risorgimento a Novara, gestito da una donna nigeriana di 34 anni. Parrucchiera di giorno, maman di notte. Di questo è certa la Procura novarese, che ha coordinato l’in dagine che ha portato al suo arresto e alla liberazione di una ragazza africana di 16 anni, costretta con minacce e sevizie a vendere il proprio corpo sul marciapiede.
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