La crisi ha colpito più duramente a Torino che non nelle altre grandi città italiane. Una sensazione diffusa che adesso è anche corroborata da numeri e percentuali che spiegano come sotto la Mole i contribuenti sotto la soglia di povertà siano più numerosi che non a Napoli o a Milano.
Ad analizzare la situazione in tutti i 117 comuni capoluogo di provincia è stato il Centro Studi Sintesi di Venezia che ha preso in esame il reddito medio dei residenti ma anche il rischio di povertà locale. Questo indice esprime la percentuale di contribuenti che dichiarano un reddito inferiore ad una soglia critica che varia da comune a comune, in quanto dipende sostanzialmente dai differenti livelli di spesa per consumi delle famiglie, dalla dimensione media familiare e dal numero medio di percettori di reddito per ciascun nucleo familiare.
In base a questi dati in Italia circa il 12,2% dei contribuenti (1,2 milioni di persone) dichiarano un reddito inferiore alla soglia media di povertà pari a 9.893 euro annui, a fronte di un reddito medio di 26.434 euro. La città più povera risulta essere Barletta, con il 30,4% dei residenti sotto la soglia di rischio, fissata a 11.971 euro. Torino invece si piazza al sedicesimo posto: il reddito medio è di 25.662 euro a testa, mentre la soglia di povertà locale si attesta a quota 11.795 euro. Una cifra che non viene raggiunta da 93.701 torinesi, pari al 17,5% del totale. E del resto non si può dire che siano numeri che stupiscono: basta sfogliare i quotidiani degli ultimi anni per leggere di fallimenti e cassa integrazione oppure fare un giro nei mercati rionali per vedere molti anziani intenti a rovistare tra gli avanzi delle bancarelle per cercare di mettere insieme il pranzo con la cena.
L’articolo di Claudio Neve su CronacaQui in edicola il 20 maggio