La cosiddetta legge svuota carceri, almeno per ora, non ha prodotto gli effetti sperati e, mentre i dati sul sovraffollamento restano gli stessi di qualche mese fa, in cella si continua a morire. A Torino, nell’ult ima settimana, due detenuti si sono impiccati alle grate del bagno, portando la conta dei suicidi in Italia dal primo gennaio a 24.
L’ultimo episodio, domenica mattina, quando Vincenzo M., 48 anni, di Napoli si è ucciso utilizzando una cintura come cappio. Era stato condannato a 18 anni per droga, era sospettato di avere legami con la camorra, ed era in attesa della sentenza in appello. Luciano B., 63 anni, di Udine, invece, era semplicemente indagato. Arrestato mar tedì 3 maggio per violenza sessuale aggravata, tre giorni dopo l’aveva fatta finita nello stesso modo, utilizzando una coperta nell’ora d’aria. «Eravamo stati facili profeti sul trend delle morti per suicidio in carcere – commenta il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp, Leo Beneduci, secondo cui le cause di queste tragedie sono molteplici – Dalle condizioni di detenzione ai tempi della giustizia, al costante calo della consistenza della polizia penitenziaria in servizio. Basti pensare che l’organico è inferiore a quello previsto di 5.500 unità».
L’articolo di Stefano Tamagnone su CronacaQui in edicola il 17 maggio
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