Rosa (il nome è di fantasia) si è presentata alla polizia con in volto i segni della violenza. Gli occhi tumefatti e lividi, la bruciatura sulla fronte provocata da un mozzicone di sigaretta, spento proprio lì dal suo aguzzino. Un uomo, peruviano come la vittima, che il 25 aprile scorso, completamente ubriaco, dopo averla torturata, l’ha brutalmente stuprata. La donna, una badante di 40 anni, benché ferita nel fisico e umiliata nel morale, aiutata da un amico e confortata da alcune colleghe, ha però trovato la forza di denunciare, recandosi al commissariato San Donato: «Sono stata violentata ».
E poi la storia di un rapporto minato da atteggiamenti violenti e fondato, da parte dell’uomo, sulla menzogna. «Ci siamo conosciuti qualche mese fa – ha spiegato Rosa – durante una festa tra connazionali. Poi lui ha cominciato a farmi la corte e io l’ho accettata». Ma l’uomo ha omesso di raccontare a Rosa che era sposato e padre di famiglia, di due bambini piccoli.
L’articolo di Marco Bardesono su CronacaQui in edicola il 17 maggio
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