Davanti al pubblico ministero Andrea Bascheri, subito dopo il fermo, aveva raccontato una mezza verità: «Sì, volevo avvelenare mio marito. Volevo farlo perché non sopportavo più che mi picchiasse. Volevo che smettesse, volevo liberarmi di lui e delle sue maledette abitudini. Ma dell’autobomba di cui parlate non so assolutamente nulla » . Ieri mattina , nell’udienza di convalida del fermo davanti al giudice Felicita Bertinetti, Emanuela Lopez ha riferito invece tutta la verità di una storia che oggi la costringe in carcere assieme all’aman te Edoardo Domenico Simbula. In lacrime, la donna ha confessato e ha spiegato che «sì, sapevo di quell’ordigno, sapevo che Edo si era procurato gas e benzina e aveva portato tutto quanto sulla Clio di Alessandro».
Alessandro è Alessandro Leone, marito di Emanuela e potenziale vittima dei due “attentati” organizzati dalla diabolica coppia di amanti. Il primo di quegli “attentati” consisteva in un’au tobomba collocata a pochi metri di distanza dall’Istituto tecnico Carlo Grassi, in via Paolo Veronese: autobomba che avrebbe dovuto esplodere e far saltare in aria Leone. Il secondo “attentato”, invece, consisteva molto più semplicemente in un piatto di zuppa di zucca mescolata a veleno per topi, scarafaggi e formiche: Alessandro avrebbe dovuto mangiare quella zuppa, ma l’intervento delle forze dell’ordine gli ha salvato la vita.
L’articolo di Giovanni Falconieri su CronacaQui in edicola il 29 aprile