Non è finita la battaglia contro l’amianto, il minerale killer che in Italia ha già ucciso oltre 9mila persone (ma il dato è fermo al 2004), di cui circa 2mila in Piemonte e che, ogni anno, toglie la vita ad altre 1.200 persone. Il peggio deve ancora venire, perché secondo le proiezioni degli esperti il picco massimo di malati sarà raggiunto nel 2020 e solo successivamente inizierà la progressiva diminuzione delle morti. Dopo decenni di utilizzo, l’amianto è ancora una presenza forte nell’am biente, sono molti gli edifici non bonificati e lo smaltimento del materiale procede a rilento. Solo in Piemonte, le strutture pubbliche contaminate sono almeno 12mila.
L’amianto uccide perché le fibre di cui è composto sono altamente cancerogene, si disperdono nell’aria e vengono inalate. Il rilascio del materiale nell’ambiente può avvenire in occasione della sua lavorazione o in presenza di materiali danneggiati che siano sottoposti a vibrazioni, correnti d’aria oppure urti. Questo spiega perché le morti, nei prossimi anni, continueranno a crescere. L’amianto colpisce le vie respiratorie. Causa l’absetosi, il carcinoma polmonare, il mesotelioma.
L’articolo di Alessandro Barbiero su CronacaQui in edicola il 29 aprile