Ignazio Scumone è un uomo disperato. Ha 59 anni, una grave patologia che gli impedisce di lavorare e la sua piccola azienda artigiana è andata a rotoli a causa della crisi. Negli ultimi anni è stato travolto dai debiti e ha accumulato una lunga pila di bollette non pagate. Non ha nessun modo di evitare lo sfratto e aspetta inerme l’ormai prossimo distacco dei contatori di luce e gas. Da giovedì ha deciso di iniziare uno sciopero della fame che, nelle sue condizioni, non potrà sopportare a lungo. Non chiede l’elemosina, vuole solamente un’altra opportunità.
«Se sono arrivato a questo punto è anche colpa mia – ammette Scumone, ex giardiniere di borgo San Pietro -. Improvvisamente mi sono trovato in una situazione che non riuscivo a controllare, ho commesso uno sbaglio enorme di cui non mi pentirò mai abbastanza e adesso devo affrontare anche grossi guai giudiziari. Non so che cosa fare. Convivo con una malattia terribile che mi sta divorando le ossa e non posso più lavorare. Non so a chi rivolgermi».
L’articolo di Massimo Massenzio su CronacaQui in edicola il 26 aprile