Passata la canea mediatica che ha accompagnato il blocco dei treni che collegano l’Italia alla Francia, non senza il solito contributo di attivisti dei centri sociali e delle associazioni umanitarie, il giorno dopo sembra un giorno come tutti gli altri. Un giorno che per Jamel, Alil, Sadeh e Ibrahim comincia poco dopo l’alba, al confine, dove i controlli si sono fatti meno serrati. Nuove disposizioni, chi ha i documenti, oggi, può passare. «Noi, però, siamo stati rimandati indietro.
Eravamo senza e ci hanno fatto capire che dovevamo invertire la marcia e tornare in Italia». Camminano a passo lento e in fila indiana sullo stretto marciapiede di un tunnel, diretti a Ventimiglia. Il più piccolo ha appena diciassette anni, ci ha provato anche questa volta. «Dicono che in Italia distribuiscono i documenti, vero?». La risposta, non così semplice, sembrerebbe quasi offensiva di fronte all’accendersi dei suoi occhi. «Non è così», gli risponde uno dei compagni di viaggio, smontando le sue illusioni. «Non hai capito? Sarkozy non ci vuole, gli italiani invece sì».
Il reportage completo di Enrico Romanetto e altri particolari su CronacaQui in edicola il 19 aprile.
Qui sotto, il video reportage del 4 marzo