Prima dello scorso mercoledì, Luciana Livoni non si era mai allontanata senza dare sue notizie, se non per qualche ora. Depressione, attacchi di panico e brevi amnesie la tormentavano da tempo, in alcuni casi l’avevano portata a perdere l’orientamento, mai la strada di casa. L’ultima preoccupazione, la paura di una tumore a sessant’anni, avrebbe trovato una risposta il giorno dopo, con una risonanza magnetica. Luciana, però, dal medico non c’è mai andata. Suo marito, anziché in ospedale, si è presentato al commissariato Madonna di Campagna per denunciarne la scomparsa.
L’ultimo appuntamento in agenda era fissato con le solite pratiche burocratiche da sbrigare agli uffici della motorizzazione, per cui ogni giorno Luciana correva da un capo all’altro della città, per poi tornare ad occuparsi della sua autoscuola in via Verolengo. «Dovevamo ricontrarci qui, prima dell’ora di pranzo» racconta il marito, Luigi Varesano, che da mercoledì non fa altro che cercarla, giorno e notte. «Ha preso la sua auto, ci siamo salutati e da quel momento non ho più avuto sue notizie». Il cellulare risulta staccato, la sua Lancia Y azzurra non è mai stata ritrovata o segnalata alle forze dell’ordine. «Non l’ho più vista tornare, ho provato a chiamarla, ma senza alcun esito».
L’articolo di Enrico Romanetto su CronacaQui in edicola il 13 aprile